Sondaggio

Sondaggio e risultati su commissione

Recentemente ho letto su rai news che è stato fatto un sondaggio con una domanda simile a questa: “Sei favorevole ad estendere il termine fino a quando gli italiani dovranno restare a casa?”

Il risultato è stato questo: Il 90% degli italiani approva l’estensione del “lockdown”. Ai “giornalisti” italiani piace molto riempirsi la bocca di inglesismi. Lockdown significa confinamento, letteralmente lucchetto chiuso, come si fa nei pollai dopo aver fatto rientrare le galline.

Oltre il 13 aprile. II 90% degli italiani è favorevole a che le misure di contenimento anti contagio, il lockdown, si protraggano oltre il 13 aprile: ben due terzi, il 61%, è ‘molto favorevole’, mentre il 29% ‘abbastanza’ favorevole. Solo il 2% è ‘totalmente contrario’ al protrarsi dell’obbligo di restare a casa.

Visto che a quanto pare il 90% degli italiani vuole restare a casa, viene facile al regime proclamare un allungamento dei termini, quindi la nuova notizia è questa:

Coronavirus, verso un nuovo decreto per prolungare il lockdown.

Il Governo italiano sta lavorando a un nuovo decreto (il dpcm attualmente in vigore scadrà il prossimo 13 aprile 2020) che dovrebbe prolungare il “lockdown” per altri 15 giorni, seppure con un lieve allentamento delle misure di contenimento. Lo si apprende da fonti dell’esecutivo che confermano come una interlocuzione sia in corso tra i capi delegazione delle forze di maggioranza.

Sondaggio e ricerca, risultati pilotati

Alcuni sanno già come vengono pilotati i risultati delle ricerche scientifiche. Fin dalla loro comparsa, in tutto il mondo le case farmaceutiche hanno dimostrato di sapere come far approvare leggi a loro favore o di far fermare, modificare e persino cancellare leggi a loro non gradite, oltre a diffondere dati disinformanti tramite “studi scientifici” on demand che “ricercatori” prezzolati possono stilare con l’esito desiderato e piena soddisfazione di chi paga.

Una ricerca onesta riguardo agli effetti collaterali di un farmaco arriverebbe alla conclusione che non ci sono effetti collaterali di sorta, oppure che ce ne sono, quali e di quale entità.

Una casa farmaceutica potrebbe chiedere a un ricercatore disponibile al compromesso di dimostrare a priori che un determinato farmaco non ha effetti collaterali e tale risultato può essere ottenuto omettendo certi studi, usando statistiche falsificate e inserendo risultati di studi addirittura mai fatti. Il ricercatore sa che se non riesce a “dimostrare” che quel farmaco non ha effetti collaterali di una certa rilevanza, si ritroverà presto disoccupato.

Con lo stesso metodo, con un sondaggio si possono ottenere i risultati più disparati ad uso e consumo di chi li ordina.

Il sondaggio e la politica

Nel mondo politico il sondaggio è importantissimo. Se il 90% dei cittadini desiderasse che il Colosseo venisse dipinto di arancione e solo il 10% volesse invece che venisse lasciato così come, le campagne elettorali promuoveranno la tinteggiatura del Colosseo in arancione, certi del loro successo.

Ma come posso essere certo di ottenere un sondaggio che dia quel risultato, e affermare che il sondaggio è veritiero, cioè che il 90% degli intervistati ha dichiarato di volere il Colosseo dipinto di arancione?

È semplice, mi preparo una bella lista di tutti i colorifici, imprese edili e imbianchini è inizio a chiamarli uno per uno ponendo la domanda specifica e il risultato sarà quello voluto.

E per ottenere una percentuale così elevata di gente che vuole restare confinata in casa, a dispetto del fatto che i contagi e i morti sono in diminuzione come faccio?

Cedi i tuoi dati responsabilmente?

Quando si va su un sito internet occorre accettare le norme sulla privacy per poter accedere ai contenuti. Alcuni la fanno semplice: se continui a leggere, automaticamente accetti le nostre norme, che includono che i tuoi dati rilevati potranno essere forniti e trattati anche da terzi, e questi terzi sono aziende che vivono classificando e vendendo dati degli internauti.

Certo puoi scegliere quali condizioni accettare e quali no, ma la procedura di solito continua su una pagina specifica delle norme sulla privacy, bisogna leggere diverse opzioni, mettere vari segni di spunta, un cosa noiosa e i più preferiscono dare il loro consenso al buio, senza sapere cosa faranno poi dei loro dati.

E questi dati selezionati, per esempio di persone che nei commenti su Facebook o Twitter inveiscono contro gli untori che escono di casa, o che esprimono la gratitudine per il governo che si prende cura della loro salute, o anche che dicono che Conte è un bel figo, o che mettono la bandiera #iorestoacasa sulla copertina del loro profilo, tutte queste persone, e i relativi numeri di telefono automaticamente raccolti per il fatto di accedere ad internet con il cellulare, possono essere inseriti in una ghiotta lista che può essere venduta a chi vuole fare dei sondaggi che dicono: “Gli italiani vogliono restare a casa”.

La maggior parte della popolazione è soggetta alla disinformazione profusa dai media e leggendo o ascoltando che il 90% di loro è d’accordo su una cosa, per essere accettata dal branco si autoconvince che è esattamente quello che pensa.

Come i ragazzini che per andare a scuola vogliono quello zaino di quella determinata marca, altrimenti rischierebbero di essere scherniti o presi in giro.

Il regime poi emettendo decreti, ordinanze, leggi, balzelli e quant’altro è sereno e tranquillo, sa che nessuno andrà in piazza a protestare.

Casa è una parola potente. Dà l’idea di sicurezza, di famiglia, del focolare. La Barilla ha fatto una fortuna con quella parola, evocando emozioni e sentimenti. Casa dolce casa.

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