Perdono, Colpa, Amore e Comprensione

Perdono, Colpa, Amore e Comprensione

Perdono è una parola che ha diversi significati a seconda del punto di vista da cui lo guardiamo.

Crescendo sono passato attraverso diversi stadi e la definizione di perdono ha assunto via via diversi significati.

Quando ero bambino, avevo un giocattolo di plastica al quale mi ero affezionato. Un giorno un altro bambino lo ridusse in pezzi schiacciandolo per dispetto.

Mi sentii pervadere dall’odio e gli diedi un pugno sulla laringe, il punto che poi da adulto diventa il pomo d’Adamo, che gli tolse il respiro per qualche secondo spaventandolo.

Me ne andai soddisfatto per lo spavento che gli avevo procurato, portandomi dietro l’odio e la decisione che non l’avrei mai perdonato.

Non lo frequentai più e ogni volta che lo vedevo mi sentivo ribollire il sangue. E’ incredibile quanto un futile episodio possa essere determinante nelle relazioni fra bambini.

Passarono gli anni, e altri episodi di presunti torti, e relative vendette come togliere il saluto o guardare in cagnesco i malnati e i maledetti che avevano osato farmi un torto.

Quando discorrendo con gli amici la conversazione ricadeva sull’argomento, non mancavo di rimarcare i torti subiti e di quanto fossero cattive o bastarde le persone che me li avevano fatti.

Arrivò un giorno, rivedendo la mia vita, che decisi di perdonare chiunque mi “avesse fatto del male”, e perdonai tutti, incluso quel bambino, alcuni di persona, altri per decisione nella mia mente e nel mio cuore.

Mi sentii sollevato, molte relazioni furono ristabilite, e fui a mia volta perdonato di mie successive rivalse e vendette.

Nel dire “Ti perdono” mi sentivo buono, per avere condonato il male che mi era stato fatto.

Ma cosa era realmente successo?

Avevo lasciato andare il risentimento e l’odio che avvelenavano la mia anima, avevo smesso di fare del male a me stesso. In realtà il presunto offensore era il pretesto per farmi del male pur di sentirmi nel giusto conservando rancore nei suoi confronti attribuendo ad altri la causa del mio malessere.

È una questione di ego. Gli diamo molta importanza, e riteniamo che per sopravvivere dobbiamo difenderlo o difendere le nostre cose, e ogni offesa o danno non riparato deve essere punito, e la pena spesso è il rancore verso chi riteniamo che abbia danneggiato il nostro ego o le nostre cose.

Le persone più rigide sono piene di vecchi rancori e qualora “perdonassero” semplicemente rilascerebbero il loro ormai rancido rancore, tant’è vero che non è necessario che lo si dica di persona, perché l’altra persona non è parte in causa in questo processo.

Supponiamo, come banale esempio, che un amico distrattamente faccia cadere un vaso dal davanzale della finestra e vada a finire sul cofano della nostra auto, e che poi si rifiuti di pagare i danni.

Per qualcuno, forse più di qualcuno, sarebbe difficile assumersi la responsabilità, magari pensando che avrebbe potuto mettere dei fermi, o qualunque altra cosa per evitare che nemmeno una gomitata potesse sortire alcun effetto.

E se a farlo cadere fosse stato il vento? Il vento non può pagare il danno, non possiamo prendercela con il vento, è facile che tutto si risolva pensando che avremmo dovuto provvedere a tale eventualità, e non manterremmo alcun rancore, a meno che uno non sia sceso a un punto tale da non potersi assumersi alcuna responsabilità.

Nessuno in realtà ci fa alcunché. Di conseguenza non c’è nessuno da perdonare. Se qualcosa viene fatto a noi, noi stessi lo facciamo, per esempio creando rancore in noi stessi che solo danneggia noi e nessun altro, attribuendone la causa a azioni di altri, e gli effetti di tali azioni ricadono solo su chi li ha creati. Ognuno si punisce da sé quando le sue azioni mettono altri nella condizione di crearsi turbamenti.

Non è semplice vedere le cose da questo punto di vista in ogni situazione perché prendiamo in considerazione solo la vita attuale.

La vita è fatta di relazioni fra esseri spirituali che hanno un lungo background di cui in questa dimensione materiale ne vediamo solo una parte infinitesima.

Se potessimo guardare tutte le nostre vite fin dal primo momento in cui siamo entrati in questo Universo, vedremmo che di ogni cosa che “ci succede” abbiamo piantato il seme in una delle tante vite che abbiamo vissuto. O che crediamo di aver vissuto, e poi dimenticato di aver creduto, ma la sostanza non cambia, noi creiamo tramite credenze, finché ne abbiamo. E chi “ci fa” qualcosa, è solo il mezzo per raccogliere il frutto di ciò che abbiamo seminato.

Siamo causa di ogni cosa che ci succede, e nessun altro, quindi chi dobbiamo perdonare, se nessuno ci ha mai fatto nulla?

Tuttavia ci sono casi in cui perdonare funziona.

Trovandosi nello stadio in cui si crede che esistano il torto e la ragione, se uno credesse di aver subito un torto e l’altro credesse di avere fatto un torto, entrambi ne trarrebbero beneficio se il perdono venisse concesso. Il primo perché lascerebbe andare il rancore, il secondo perché gli verrebbe “condonata la colpa”.

Se chi perdona ritenesse di aver subito un torto, e l’altro ritenesse di non averlo fatto, perdonare aiuterebbe chi perdona, liberandolo dal suo risentimento, non avendone l’altro alcun bisogno.

L’assioma che, tirate le somme, nessuno ci fa nulla, ma che ci facciamo tutto da soli, anche come mandanti tramite terzi, non deve però essere usato per fare qualsiasi cosa ci piaccia liquidando il tutto con “tanto, in realtà, non sto facendo nulla a chicchessia”.

Questo è vero e funziona solo quando entrambi i “contendenti” conoscono le regole del gioco.

Abbiamo quindi la responsabilità di tenere un comportamento che non faccia sì che quelli che ancora credono che possono essere effetto delle azioni degli altri possano crearsi dei turbamenti.

Una volta consapevoli che nessuno può farci un torto, non può sorgere risentimento rabbia, rancore o odio nel nostro cuore quando qualcuno “ci fa un torto”. Ne prendiamo atto e rimediamo, premesso che non si resta passivi a ricevere cazzotti in faccia, ma che le azioni distruttive vanno fermate, a noi non succede nulla, ma il nostro corpo e le nostre cose sono vulnerabili. Tutto questo senza odio e rancore, solo come mere azioni di sopravvivenza.

Compreso questo, nel caso che notassimo che qualcuno si sente in colpa credendo di averci fatto un torto, perdonare risolleverà enormemente il suo stato d’animo.

Possiamo fare anche di più, spiegandogli perché in realtà non ci ha fatto alcun torto, e che quindi non c’è nulla da perdonare e può mettersi il cuore in pace.

Questo significa Amare.

Amare è anche questo: il Potere di trasformare la rabbia e la colpa in Comprensione.

Di Luciano

In questo settore del tempo la mia identità è Luciano Gianazza