Libertà nella società

libertà e società

La situazione attuale ci sta mostrando molte cose sulla nostra società.

Ci rendiamo anche conto di quanta ignoranza esista, stiamo osservando comportamenti dettati dalla paura, paura che dalla ignoranza stessa deriva e quanto marcia sia la politica, e soprattutto il malcontento che aumenta di giorno in giorno.

Questo malcontento viene sfruttato da più parti, alcuni sono bravi davvero a mostrare le ingiustizie che vengono fatte al popolo, cercando di aumentare il numero di persone sempre più arrabbiate contro i politici.

La stragrande maggioranza della popolazione rimane comunque allo stato dormiente, godendosi il benessere materiale acquisito, per molti si tratta di una prigionia dorata, per altri è qualcosa del tipo è meglio stare in casa, la fuori c’è il virus, i carabinieri, la polizia, i vigili, le multe, quelli senza mascherina, se proprio si deve uscire non bisogna dimenticare la museruola. Per sé, il cane può uscire senza.

Può darsi che Conte lo tirino giù e ci mettano Draghi al suo posto, anche no, e che quando ci saranno le prossime elezioni ci saranno nuovi movimenti o partiti che daranno voce a coloro che ora manifestano il loro malcontento, con nuove promesse di radicali cambiamenti, e tutto ciò che i maestri della comunicazione sanno dire con padronanza di linguaggio.

Da sempre sostengo che l’unico modo di cambiare le cose è cambiare sé stessi. Chi legge i miei articoli conosce questa mia “fissa”. Pensavo come spiegarlo ulteriormente e alla fine mi è venuto in aiuto Krishnamurti.

Krishnamurti a un certo punto della sua vita non volle più appartenere a nessuna organizzazione, nazionalità o religione, per cui nel 1948 non prese la cittadinanza dell’India. Viaggiò per il mondo tutta la vita dal 1911 fino all’età di novant’anni.

Krishnamurti era convinto che solo un cambiamento dell’individuo può portare alla felicità e che le strategie politiche, economiche e sociali non siano soluzioni radicali alla sofferenza umana.

Una delle sue frasi celebri era “la vera rivoluzione per raggiungere la libertà è quella interiore, qualsiasi rivoluzione esterna è una mera restaurazione della solita società che a nulla serve” ed inoltre “la rivoluzione interiore va fatta da sé per sé, nessun maestro o guru può insegnarti come fare“.

Krishnamurti faceva degli incontri durante i quali gli venivano poste delle domande e lui offriva le sue risposte. Praticamente una domanda diventava il tema di una mini conferenza. Questa di cui ho tradotto la trascrizione è stata tenuta a Saanen in Svizzera il 22 luglio 1984, all’età di 88 anni.

Come si possono far conciliare le esigenze della società con una vita in totale libertà?

Quali sono le esigenze della società? Quali sono le esigenze della società? Dimmelo per favore.

Andare in ufficio dalle nove alle cinque? Andare in fabbrica dalle nove alle cinque? Andare in un locale notturno dopo tutta la noia dell’ufficio? è una cosa eccitante. Oppure trascorrere due o tre settimane di vacanza nella soleggiata Spagna o in Italia?

Quali sono le esigenze della società? Che devi guadagnarti da vivere, che devi vivere in quella particolare parte del paese per il resto della tua vita, praticare lì come avvocato, come medico, come chirurgo, o in fabbrica come sindacalista, e avanti e avanti? Giusto?

Pertanto ci si deve anche porre la domanda qual è la società che richiede così tanto? Cos’è la società? Chi ha creato questa dannata cosa? Chi è responsabile di tutto questo? La chiesa, il tempio, la moschea? Tutto il circo che si svolge al suo interno? chi è responsabile di tutto questo? La società è diversa da te?

O abbiamo creato la società, ognuno di noi, attraverso la nostra ambizione, attraverso la nostra avidità, attraverso la nostra invidia, attraverso la nostra violenza, attraverso la nostra corruzione, attraverso la nostra paura, cercando la nostra sicurezza nella comunità, nella nostra nazione?

Abbiamo creato questa società e poi incolpiamo la società per ciò che esige. Quindi mi chiedi, posso vivere in assoluta libertà, o meglio, posso far conciliare la società e me stesso alla ricerca della libertà? È una domanda così assurda. Capisci?

Chiedo scusa a chiunque abbia posto questa domanda — Non voglio essere maleducato. Perché tu sei la società. Se lo vediamo davvero, non come un’idea o come concetto o qualcosa che devi accettare…

Ma tu, ognuno di noi su questa terra, negli ultimi quarantamila anni o più, abbiamo creato questa società in cui viviamo. La stupidità delle religioni — giusto? La stupidità di ogni nazione che si arma. Sant’Iddio, noi l’abbiamo creata, insistendo di essere americano o francese o russo. Insistiamo sul fatto di essere cattolico, protestante, indù, Buddista, musulmano, e così via.

Ci dà sicurezza definirci in un modo o nell’altro, ma la ricerca della sicurezza viene distrutta dalla nostra divisione.

È così chiaro. Non so… Quindi non c’è conciliazione tra la società e le sue esigenze e la tua esigenza di libertà. Le esigenze della società hanno origine dalla tua stessa violenza, dal tuo brutto egoismo limitato. È una delle cose più complesse scoprire da soli dove si trova l’egoismo, dove l’ego si nasconde molto, molto sottilmente.

Può nascondersi politicamente, facendo del bene al Paese. Può nascondersi nel mondo religioso, magnificamente — “Credo in Dio, sono servo Dio”. O nell’aiuto sociale — non che io sia contrario all’aiuto sociale, non saltare a questa conclusione — può nascondersi anche lì. Può nascondersi nel matrimonio, nell’amore — giusto?

Richiede una mente molto attenta, non calcolatrice, ma che osserva, per vedere dove sono nascoste le sottigliezze dell’io — l’egoismo.

Quando l’egoismo non c’è, la società non esiste, non devi conciliarti con essa.

È solo il disattento, lo sconsiderato, l’ignaro, che dice: “Come posso comportarmi di fronte alle esigenze della società quando mi sto impegnando per la libertà? Capisci?

Se uno volesse sottolineare, dobbiamo essere rieducati — non tramite la scuola e l’università, che condizionano anche il nostro cervello, o quando lavoriamo in fabbrica e così via — ma educare noi stessi essendo consapevoli, vedere come siamo catturati dalle parole e così via.

Possiamo fare questo?

Se non possiamo farlo, avremo guerre perpetue, piangeremo perpetuamente, sempre in conflitto, miseria e tutto il resto.

Non sono ottimista o pessimista: questi sono fatti. Vivere quindi con i fatti così come sono, come li osservi, non con i dati forniti dai computer o dai poeti, ma guardando le tue azioni, il tuo egoistico tornaconto, e così via.

Da questa attitudine cresce la meravigliosa libertà in tutta la sua grande bellezza e forza.

Di Luciano

In questo settore del tempo la mia identità è Luciano Gianazza