La Scienza del Disgusto

Scienza del disgusto
Nel film "Inside Out", il personaggio Disgusto, il secondo da sinistra in verde e doppiato da Mindy Kaling, è responsabile per l'odio di un bambino per i broccoli. (Disney-Pixar via AP)

La scienza ortodossa oggi è al servizio del mondo economico.

Ogni ricerca non indipendente è commissionata (e profumatamente pagata) dalle multinazionali. Unica condizione richiesta, ottenere il risultato voluto dal committente. Il come non importa, sta al “ricercatore” trovare il modo, tramite esperimenti e studi anche bizzarri. E’ possibile, per assurdo, dimostrare che l’acqua è fatale. Per esempio potresti ingozzare dei ratti con acqua e dire: “Su cento ratti ai quali è stata fatta fare bere acqua, 98 sono morti in breve tempo.” Poi basta omettere che l’acqua fatta ingurgitare era alla temperatura di 90 gradi, e il gioco è fatto.

Ovviamente non sono “esperimenti” così banali e irreali, ma molto sofisticati, spesso citando  altri studi mai fatti e statistiche falsificate. Un esempio? “Nella seconda metà del 1900, le statistiche dimostrano un innalzamento della longevità rispetto alla prima metà dello stesso secolo”. Vero, ma nelle statistiche della prima metà sono stati inseriti anche i morti delle due guerre mondiali — centinaia di migliaia di giovani soldati morti che contribuiscono sensibilmente a ridurre l’età media massima.

Psicologi e psichiatri da sempre sono al servizio di governi, multinazionali e altri organi di potere economico, politico e militare. Basta che ti informi sul progetto MK Ultra e puoi fartene un’idea, per quanto Wikipedia, servile al sistema, ometta, per esempio e non solo, che i protagonisti del progetto erano psicologi e psichiatri.

Quando si parla di instillare false credenze, alterare il significato originale delle parole con altre e di cambiare comportamenti e abitudini degli esseri umani, devi sempre considerare che le ricerche a tale scopo sono condotte dai soggetti di cui sopra. E per far questo, come leggerai nell’articolo suggeriscono metodi subdoli, come nascondere, non far sapere, ecc.

In sostanza l’obiettivo è quello di condizionare gli esseri umani per fini di controllo, politico, economico e militare. E l’unico modo è usare la menzogna facendola passare per verità.

Quello che segue è un articolo del Washington Post, inteso a screditare il naturale disgusto rivolto al mangiare insetti, adducendo alla ragione di tale disgusto motivi “plausibili” e soprattutto “superabili” con un cambiamento di atteggiamento mentale, e dove questo non sia sufficiente, nascondendo il fatto che uno sta mangiando insetti.

Nascondere è tipico di una società che manipola gli individui con l’inganno. Per quanto riguarda gli alimenti, in molti casi non è obbligatorio segnalare alcuni additivi e conservanti né la loro quantità. Inizialmente si rende obbligatorio per legge segnalarne la presenza in etichetta, poi con il passare del tempo, quasi sempre in sordina, con una nuova legge viene rimossa l’obbligatorietà. E’ una mia idea personale che faranno così anche per la farina di grillo.

La scienza del disgusto: Perché (la maggior parte di noi) odia fegato, cavolini di Bruxelles e farina di grillo

Trad.: Luciano Gianazza

Se ti consideri un mangiatore schizzinoso o uno avventuroso, quasi tutti detestano dei cibi o semplicemente nemmeno li toccheranno. Alimenti dal gusto determinante, come coriandolo, funghi o olive, possono rendere un piatto immangiabile per alcuni. Ad altri viene un po’ di nausea al pensiero di mangiare le frattaglie, gli organi interni di un animale, come cervello, testicoli e cuore. E per l’americano medio, gli insetti sono creature da non mangiare, se non forse per caso.

Ma dove hanno origine le nostre avversioni alimentari, e perché ci sentiamo disgustati da alcuni elementi commestibili e non da altri? Ci sono modi per superare avversioni alimentari, o sono in qualche modo innate?

Cominciamo con forse l’alimento più polarizzante di tutti: gli insetti. Mentre i tempura di grilli fritti o tacos di vermi della farina possono non apparire appetitosi, l’entomofagia — mangiare insetti — è praticata regolarmente da almeno 2 miliardi di persone in tutto il mondo con più di 1.900 specie commestibili. Nonostante tutti i vantaggi — gli insetti possono essere molto nutrienti, ecologici, gustosi e sicuri dal punto di vista della salute — vedere gli insetti come cibo rimane difficile da accettare per la maggior parte delle società occidentali.

“Quasi tutto ciò che è disgustoso è di origine animale, ma le culture variano per quanto riguarda ciò che trovano disgustoso”, dichiara Paul Rozin, professore emerito di psicologia presso l’Università della Pennsylvania, che è spesso chiamato il “padre del disgusto” per la sua vasta ricerca sul tema. “Mangiamo formaggio — latte marcito — ma altre culture trovano che sia disgustoso. Culture dell’Asia meridionale mangiano salsa di pesce, che è fatta di pesce marcio, ma a loro piace”.

Se così tante altre società stanno felicemente banchettando con insetti come fonte di proteine, la nostra avversione deve essere di origine psicologica. La reazione di disgusto non si basa sul gusto, dice Rozin, ma sulla conoscenza della natura o l’origine del prodotto alimentare in questione. Il nostro cervello non è in grado di scuotere la sensazione di disgusto puro quando si pensa di prendere una creatura morta normalmente evitata a tutti i costi, mettere la sua carcassa in bocca, e sgranocchiarla.

“Se prendi del succo di frutta sicuramente buono e lo versi dal contenitore appena aperto in un bicchiere, la gente lo beve, naturalmente. Se si lascia cadere uno scarafaggio morto, sterilizzato e lo tiri fuori subito, la gente non lo beve”, continua riferendosi a uno studio che ha effettivamente fatto utilizzando laureandi e una carcassa di scarafaggio (cucaracha) lungo 10 centimetri. “Queste cose disgustose hanno il potere di rendere qualcosa non più commestibile, semplicemente venendone in contatto per breve tempo”.

In termini psicologici, il succo ha assunto alcune proprietà dello scarafaggio nella mente del soggetto, nonostante sia sterilizzato e sicuro — il succo è stato effettivamente “contaminato”.

Tuttavia, immergendo un pezzo di broccolo nel bicchiere di succo non avrebbe lo stesso effetto dello scarafaggio, anche su qualcuno che disprezzasse il vegetale. Quindi il ragionamento che sta dietro questi tipi più comuni di avversioni alimentari deve avere un’origine diversa — una che rimane ancora in gran parte un mistero.

“A ogni persona un sacco di cibi piacciono, e un sacco di altri non piacciono, e non possiamo spiegarne il perché”, dice Rozin. “Quasi a tutti piace il cioccolato perché contiene tutto — grassi, è dolce, è profumato. La pizza è un altro”.

Gli esseri umani hanno un gusto innato per il dolce e i grassi e una antipatia per le sostanze amare e piccanti, ma il resto è appreso. Quindi, la nostra educazione gioca un ruolo importante in quello che troviamo disgustoso. L’avversione al cibo può anche essere acquisita attraverso un solo incidente sfortunato, come ammalarsi dopo aver mangiato qualcosa, che viene registrato per sempre nel tuo cervello. Ad esempio, si pensa che l’essere schizzinoso nei bambini sia associato a una esperienza negativa come vomito, soffocamento, una reazione allergica, o alimentazione forzata.

Ipersensibilità a determinati sapori è un’altra causa di avversioni alimentari. Studi genetici hanno dimostrato che con quanta forza percepiamo i sapori amari e dolci è influenzato da un singolo gene che codifica un recettore di un particolare gusto sulla nostra lingua. La ricerca ha anche individuato una componente genetica riguardo alla percezione di coriandolo che può spiegare perché coloro che lo odiano sostengono che ha un sapore di sapone piuttosto che rinfrescante.

Per saperne di più su come superare avversioni alimentari, Rozin ha studiato il caso strano del peperoncino. È una delle spezie più comuni utilizzate in tutto il mondo, ma contiene una sostanza irritante chiamata capsaicina che causa una sensazione di bruciore quando ingerita. Questa famiglia di elementi chimici normalmente serve a dissuadere dal mangiare ulteriormente peperoncini i mammiferi ai quali capitasse di assaggiare uno.

Ai neonati e ai bambini piccoli (di solito) non piace il cibo piccante, e anche agli adulti che lo provassero per la prima volta non sempre piace. Spesso, gli amanti del piccante racconteranno un’esperienza negativa passata in cui si sono avventurati troppo oltre la loro tolleranza, con conseguenze dolorose. Allora perché la gente acquisisce il gusto per cibi piccanti così comunemente?

Esposizione ripetuta, come anche ciò che Rozin chiama “masochismo benigno.” Per quanto ne sappiamo, gli esseri umani sono l’unica specie che gode di esperienze inizialmente negative, purché in condizioni di sicurezza o controllate. Simile alle montagne russe, case infestate da fantasmi, o film strappalacrime, mangiare peperoncino ci permette di affrontare una situazione negativa senza realmente mettersi in pericolo.

Insieme alle sfide alimentari piccanti ora offerte dai ristoranti in tutta la nazione, forse mangiare insetti diventerà la prossima? Indipendentemente da ciò, Rozin ritiene che il disgusto possa essere superato sia da esposizioni positive o dal non pensare alla provenienza del cibo. Ad esempio, per quanto riguarda l’entomofagia, gli appassionati possono rendere il sapore degli insetti delizioso o completamente nascondere la loro natura macinandoli – come con la farina di grillo che viene commercializzata come il prossimo grande passo per quanto riguarda le proteine in polvere.

“Il problema è sempre il primo passo. È come entrare nel mare — si sente freddo il primo momento, ma dura solo pochi secondi”, afferma Rozin. “Le persone fanno ogni sorta di cose che sono disgustose. Vanno in bagno, il che è disgustoso. Quindi il trucco [per far mangiare una cosa disgustosa] è quello di far fare il primo passo.

Fonte:

The science of disgust: Why we (most of us) hate liver, brussels sprouts and cricket flour

A questo punto non mi resta  che consigliarti nuovamente l’acquisto dei libri originali di Arnold Ehret!

Di Luciano

In questo settore del tempo la mia identità è Luciano Gianazza