Il pregiudizio

pregiudizio

In questa società che diventa sempre più standardizzata secondo i piani dei manipolatori del sistema, è impossibile essere felici se si accetta di conformarsi al continuo condizionamento.

Il condizionamento mentale è una prigione più efficiente di quelle solide sparse sui territori in ogni stato del mondo.

E’ inevitabile che a un certo punto della vita alcuni cerchino di uscirne mettendosi su un percorso che li porti verso la libertà spirituale.

In questa era abbondano i libri sulla cosiddetta “illuminazione”, su come liberarsi dalle catene dell’universo materiale, su come scoprire il “vero sé stesso”, la connessione con l’io superiore, ecc. Basta mettere un titolo che richiami l’argomento e riempirlo della solita paccottiglia new age e l’effimero successo garantisce l’entrata in classifica fra i più venduti, per poi lasciare il posto dopo un paio di settimane al prossimo libro dal titolo più accattivante.

Tali libri contengono frammenti di verità, spesso fra le righe, ma la difficoltà principale nel metterla in pratica con i metodi offerti, se realmente validi, dipende da un aspetto che andrebbe risolto per primo.

Non è possibile cogliere né vedere la verità, guardare cose e persone come sono veramente, se non ci si libera prima del pregiudizio.

Per comprendere appieno un determinato soggetto, prima di ogni cosa mi accerto del significato della parola che lo definisce, utilizzando vocabolari etimologici, più di uno e pubblicati prima di quando il sistema iniziasse a cambiare il significato delle parole per i suoi scopi di condizionamento sociale.

Ne consulto più di uno, dato che gli etimologi spesso “litigano” fra di loro, essendo più interessati a imporre la propria teoria sull’origine di una parola, piuttosto che a collaborare con altri colleghi. E non sono anch’essi privi di pregiudizi o da moralismi appartenenti al contesto culturale in cui hanno vissuto.

Quello che uso più spesso è il Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana di Ottorino Pianigiani del 1907. Il Pianigiani è un bravo etimologo, ma alcune definizioni da lui fornite evidenziano che anche lui di pregiudizi ne aveva, per quanto la corretta definizione di una parola debba essere fornita senza alcun filtro. Ne fornisco una che ha prodotto su di me un effetto esilarante.

Fica Parte vergognosa della femmina. «Far la fica o le fiche» — fare altrui atto sconcio o vituperoso; cosi detto, avverte la Crusca, per una certa similitudine, Quell’atto di spregio, che consiste nel porre il dito grosso sopra l’indice e il medio, e nell’alzar la mano cosi composta verso colui, al quale si vuol recare scorno. Pare dunque doversi congiungere a Fica nel suo osceno significato, al modo stesso che lo svizz. faire la potte far la boccuccia, si congiunge a potta (pudènda muliebre, dal lat PUDÈNDA, da PUDÈNDUS per cui si deve sentir vergogna, che è participio futuro passivo di PUDEO sento vergogna).

Chiusa questa parentesi su un aspetto tragico comico per quanto fosse maledettamente serio allora e tragico perché dimostra come il corpo femminile e le donne stesse venissero considerati, ritornando al pregiudizio, queste definizioni possono aiutare a comprendere cos’è veramente.

Pregiudicàre ant. fr. prejuger; ingl. prejudge: dal lat. PRÆJUDICÀRE giudicare anticipatamente da præ: avanti e judicàre giudicare (v. Giudicare e cfr. Pregiudizio). Giudicare avanti di aver preso cognizione della cosa, di cui trattasi; e poi dalla facilità, cosi giudicando, di errare e commettere ingiustizia, n’è venuto il senso volgare di Recar danno.

Nel foro. Pronunziare una sentenza interlocutoria, che porta a conseguenze in una questione, che deve essere giudicata posteriormente.

Deriv. Pregiudicatívo; Pregiudicàto; Pregiu- dicatóre-tríce; pregiudício-zio.

Pregiudicato dal lat. PRÆJUDICÀRE giudicare innanzi, onde PRÆ-JUDICÍUM sentenza già data, che da il senso di condanna (v. Pregiudicare). Dicesi di persona Che è stata giudicata ed ha riportato condanne; ed anche di persona Che in una cosa abbia già fatto giudizi anticipati, e in conseguenza non possa parlarne spassionatamente. Vale inoltre Pieno di pregiudizi, il contrario di Spregiudicato. « Questione pregiudicata » — Già risoluta.

Il pregiudizio quindi è il filtro attraverso il quale si osserva la realtà e si “comunica” (in realtà non comunicando affatto) con l’idea che ci si è costruiti delle persone con cui si ha a che fare.

Non può esserci alcuna reale comunicazione fra persone che interagiscono ognuna con l’idea che ha dell’altra. Se ho l’idea di trovarmi di fronte a un bugiardo riterrò falsa ogni cosa che mi dirà, anche quando non sta affatto mentendo e il mio atteggiamento sarà di completa sfiducia.

Pregiudizio e pregiudicíolat. PRÆ-JUDICÍUM giudizio antecedente ed anche giudizio anticipato composto di PRÆ avanti e JUDÌCIUM giudizio (v. Pregiudicare). Falsa opinione procedente dal giudizio prima di conoscere bene la cosa; quindi il Danno che ne deriva; Vale anche Pena o Condanna patita al seguito di precedente giudizio. Deriv. Pregiudíciàle-ziàle; Pregiudízióso.

Non è possibile fare scelte corrette pertinenti alla situazione a cui ci si trova di fronte perché non si sta vedendo la situazione reale ma una immaginata. Il risultato di tali scelte non sarà quello sperato, risultando anche in un danno più o meno rilevante.

Come si crea un pregiudizio

Un bambino nasce senza pregiudizi. Ma nasce in un mondo che ne è pieno. L’educazione che riceve prima dai genitori poi dall’ambiente sociale lo porta gradualmente a crearsene.

Con l’intenzione di proteggerlo i genitori iniziano a istruirlo su persone e situazioni da evitare generalizzando, invece di insegnargli a valutare ogni volta le situazioni in cui si trovasse sviluppando la sua abilità nel trarre conclusioni corrette nella situazione specifica del presente.

I bambini timidi e paurosi sono il risultato di suggerimenti tipo “non parlare agli sconosciuti”, “non correre che cadi”, “non salire sul muretto..” e altre cose del genere.

Crescendo le esperienze spiacevoli portano a fare considerazioni che diventano certezze (idee fisse) in base alle quali poi ci si relaziona con le persone.

Convinzioni come “gli uomini vogliono solo una cosa” o “le donne sono tutte uguali” nascono da situazioni che non si sono svolte secondo i propri desideri, principalmente a causa della propria incapacità di osservare le persone con le quali si è deciso di avere una relazione.

La tendenza a non riconoscere le proprie responsabilità in una situazione con esito indesiderato porta ad attribuire delle caratteristiche alle altre persone e ci si giustifica dicendo a sé stessi che le cose non sono andate per il verso giusto perché l’altra persona era tale da farle andar male.

Quando poi tali esperienze diventano ripetitive si creano categorie di idee fisse generalizzate di uomo, donna, musulmani, americani, bambini, politici, cani, gatti, ecc. e agendo in base a tali generalizzazioni la vita diventa assai limitata, confinata nella prigione dei propri pregiudizi e priva di alcuna reale comprensione.

Le relazioni di coppia sono esempi facili per evidenziare le limitazioni imposte dai pregiudizi. Una donna che ritenesse che gli uomini vogliono una cosa sola, e ce ne sono molte che hanno questa convinzione, o un uomo che ritenesse che le donne sono tutte uguali, per non usare un termine volgare, e ce ne sono molti che la pensano in questo modo, qualunque relazione che intendessero impostare sarà alquanto deludente e meschina.

Anche nel semplice conversare, non vi sarà alcuna comunicazione perché il pregiudizio non permetterebbe di vedere la donna o l’uomo reale al quale si sta di fronte, ma un’idea storpiata dal pregiudizio, e il comportamento e il pensiero saranno viziati dall’atteggiamento che si ritiene che si debba tenere di fronte al tipo di persona immaginata.

Interessante, ma cosa ha tutto questo a che fare con la realizzazione spirituale?

Il Cuore e la Mente

Si fa un gran parlare del Cuore, di come aprirlo, di come connettersi, di chakra del cuore, di come fare le cose con il cuore. Il cuore se ne sta lì al suo posto dove batte imperterrito e continuerà fino alla fine di questa nostra vita.

Ovviamente parliamo di metafore.

Siamo abituati ad usare il nostro apparato mentale per la quasi totalità del tempo nel relazionarci con le persone. E nel farlo, la parte del padrone la fa il pregiudizio. Quando siamo di fronte a qualcuno abbiamo già la nostra idea prefabbricata di chi sia e quali possano essere di conseguenza le sue intenzioni, e abbiamo già tolto la sicura a tutte le nostre armi di difesa e di offesa.

Siamo nel passato, e stiamo guardando qualcun altro che si è comportato in un certo modo tanto tempo fa, innescando diverse emozioni e nello stesso stato d’animo ci rivolgiamo oggi a questa altra persona che non ha nulla a che fare con quanto già avvenuto e che non esiste più.

Diversamente agire con il cuore significa semplicemente guardare la persona che si ha di fronte nel presente, senza fare alcuna valutazione in base al pregiudizio, senza categorizzare, senza generalizzare, consci che siamo di fronte ad un essere unico diverso da ogni altro.

Vale anche per chi in passato ti ha dato motivo di considerarlo in un certo modo, perché le persone a volte cambiano, non sono le stesse, e se non fossero cambiate, la tua valutazione sarà ugualmente corretta perché fatta nel momento presente e non avrai incertezze e false convinzioni, e non sarà basata su valutazioni del passato.

I muri della prigione, i pregiudizi, crolleranno e ti sentirai espandere, sarai nel presente e chi ti starà di fronte percepirà che non lo stai valutando in base a idee stantie e si sentirà liberato anche di qualsiasi pregiudizio che possa avere riguardo a sé stesso.

Questo significa agire con il Cuore, lasciare da parte e poi eliminare i pregiudizi lasciando spazio all’osservazione e al reale discernimento, il primo passo verso la vera Illuminazione.

Di Luciano

In questo settore del tempo la mia identità è Luciano Gianazza