Siamo parte del tutto?

universoIl concetto di trattare l’intero corpo o l’intera persona, intesa come corpo, mente e spirito fa sorgere la domanda dove il corpo, o per esteso la persona, inizia e dove finisce.

Le piante producono dei composti secondari, anche se non ne fanno alcun uso particolare per la loro sopravvivenza. Questo sembra curioso perchè le piante hanno avuto miliardi di anni per sviluppare il loro ciclo evolutivo. Perché mai dovrebbero dedicare parte delle loro energie e risorse per creare dei composti che non contribuiscono in alcun modo al loro al funzionamento, sopravvivenza o benessere?

E’ stato comunque accertato che questi stessi composti hanno un effetto medicinale sul nostro corpo. Se diamo uno sguardo all’interno del nostro corpo possiamo trovare dei processi con le stesse caratteristiche. Il nostro fegato produce una sostanza, la bile che non ha nessun uso immediato nel fegato, ma agisce come emulsionante dei grassi nell’intestino tenue per agevolare il loro assorbimento e innesca l’azione peristaltica nell’intestino crasso o colon.

Accettiamo con facilità questo concetto come specializzazione di funzioni all’interno degli organi dell’organismo più grande, il nostro corpo. Infatti, ogni singola cellula all’interno può essere vista come qualcosa di vivente e autonomo, collegata al telegrafo della giungla tramite i neuro-peptidi e quindi funzionando in modo coordinato come una parte del tutto. Questo lo possiamo accettare.

Dobbiamo invece metterci un po’ di sforzo per estendere questo concetto verso l’esterno e conseguire il concetto di ogni singolo organismo (quell’elemento autonomo che identifichiamo come “me stesso”) inteso come una parte che contribuisce a un tutto più grande. Se ci vedessimo in questo modo, vedremmo anche che l’azione delle piante è perfettamente allineata al nostro modello di specializzazione delle funzioni, con una parte del tutto che fornisce doverosamente qualcosa a un’altra parte. Se invece conserviamo il concetto egocentrico di noi stessi come isolati e separati dal tutto, il collegamento tra noi e le piante sembrerà ridicolo, ad alcuni addirittura sacrilego.

 

Terra piattaSecondo alcune religioni Dio dopo aver creato l’universo pose l’uomo a sua immagine come corona della sua creazione. Il resto farebbe parte della coreografia del grande spettacolo di cui noi umani, (ognuno di noi) siamo i protagonisti. C’è stato un tempo in cui ci hanno fatto anche credere che la terra fosse piatta e immobile. Oggi, pur avendo una più ampia visione, ancora aderiamo a un concetto molto limitato di noi stessi all’interno di questo universo in continua espansione. In che modo stiamo contribuendo a questo Tutto organico meraviglioso, a parte l’inquinamento, i rifiuti nucleari e industriali, il riscaldamento del globo, gli erbicidi, gli insetticidi il genocidio e tutto il resto? Sembriamo di più una corona di spine che la corona della creazione.

Tuttavia c’è una scintilla di energia in noi. Ma quella stessa scintilla di energia, comunque la si chiami, elan vital, forza vitale, consapevolezza creativa o spirito, anima tutto l’universo. Se la vita è sacra questo non vale solo per gli esseri umani. Questo concetto non è nuovo. Le persone che hanno abitato su questo pianeta prima dell’avvento della civiltà attuale si attenevano a questi principi. Trattavano le piante e gli animali come loro fratelli e sorelle e hanno vissuto in armonia con la natura con rispetto e ammirazione reciproci. Erano connessi e interconnessi, non separati e isolati.

Se isoliamo i composti medicinali presenti nelle piante e li applichiamo senza le loro (cosiddette) “parti inerti” associate, creiamo degli squilibri e sperimentiamo gli stessi effetti collaterali dei farmaci di sintesi. La scienza si vanta spesso di aver isolato ed estratto il principio attivo dalla tal pianta, ma in effetti ha dato, per l’ennesima volta, prova della sua ignoranza. Se prendiamo questi principi attivi nella composizione naturale della pianta senza escludere le “parti inerti”, otterremo una medicina equilibrata e naturale senza effetti collaterali.

I vegetali contengono gli enzimi che permettono la loro digestione a chi se ne ciba. Se però nessuno li raccoglie, superato il punto di massima maturazione questi stessi enzimi daranno atto al processo di decomposizione fino agli elementi di base, ritornando il tutto alla terra. Quando troviamo quei “cibi” che possono durare mesi sugli scaffali del supermercato, con date di scadenza annuali, questa durata così estesa è dovuta al fatto che in essi gli enzimi sono stati rimossi. Non ci sono più gli enzimi che farebbero marcire il prodotto, ma nemmeno la digestione da parte di chi se ne “nutre” sarà possibile.

Se vogliamo che questo pianeta sopravviva dobbiamo comprendere che non siamo separati dal resto dell’universo e se abbiamo compreso dobbiamo prenderci la responsabilità di agire di conseguenza. Pur mantenendo la nostra unicità e individualità siamo parte di un Tutto molto più grande. Se questa piccola parte continuerà ad agire separata dall’ intero grande organismo creeremo uno squilibrio, e gli effetti collaterali delle nostre azioni uccideranno il pianeta e tutta la vita presente su di esso, allo stesso modo in cui agiscono cellule impazzite in un corpo generando tumori che porteranno l’intero organismo alla sua fine.

La Medicina Olistica non dovrebbe rivolgersi solo alla persona nel suo insieme, anche se è un passo da gigante nei confronti della medicina allopatica, ma dovrebbe anche aiutare la persona a prendere consapevolezza di far parte di un tutto e che il fattore determinante per una salute smagliante dipende dalla quantità di responsabilità che ci assumiamo nei confronti di questo Tutto. La gioia e l’armonia dipendono dallo sperimentare la nostra connessione con il Tutto.

Di Luciano

In questo settore del tempo la mia identità è Luciano Gianazza