Melissa, il terremoto e la politica

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In questi giorni la macchina mediatica sta lavorando a pieno ritmo. Finalmente un po’ di argomenti nuovi, il terremoto e l’assassinio di Melissa stanno dando lavoro incessante a reporters e giornalisti.

Le dirette dai luoghi del terremoto si sprecano, i giornalisti sembrano di acciaio inossidabile sotto la pioggia battente senza ombrello mentre continuano a parlare dei sei morti, la chiesa caduta, la torre dell’orologio spaccato esattamente a metà e il valente aiuto dei volontari della protezione civile intorno alla quale si raccoglie la popolazione colpita dalla calamità.

Questo ritornello viene ripetuto all’infinito ad ogni edizione dei sei telegiornali di Mediaset e RAI, senza contare quelli degli altri canali minori, con le riprese dalle postazioni di ogni singola emittente situate a pochi metri l’una dall’altra, per dare ognuna il proprio punto di vista alla propria audience.

Spostandoci a Mesagne, vediamo all’opera le stesse procedure, postazioni di almeno sei stazioni televisive davanti alla scuola a pochi metri l’una dall’altra, servizi che si arricchiscono di minuto in minuto di particolari aggiunti alle foto di Melissa prese da Facebook, rapporti sulle condizioni dei sopravvissuti, immagini del presunto assassino con il telecomando in mano. Le indagini si avvalgono di una imponente squadra investigativa con i loro uomini migliori.

Non fraintendermi, non sono una persona cinica che sta facendo un freddo resoconto di due gravi avvenimenti che hanno interrotto la vita di alcune persone e sconvolto e turbato quella di molte altre.

So che cos’è il dolore per la perdita di un famigliare o un amico e l’ho provato più di una volta, e comprendo le altre persone quando si trovano nella medesima situazione.

Nel corso della vita ci troviamo più volte di fronte alla morte, e l’impatto che crea su di noi dipende dalla distanza dove si manifesta e da quanto amavamo chi la subisce. Poi la sofferenza gradualmente diminuisce, in tempi maggiori o minori secondo il nostro stato di salute fisico, mentale e spirituale e secondo la nostra consapevolezza di ciò che è l’esistenza.

Altrimenti la vita non potrebbe riprendere il suo corso e l’umanità sarebbe estinta ormai da tempo.

Perché tanta attenzione viene data a questi avvenimenti? Capisco, togliere la vita a una ragazza di sedici anni con un atto criminale è atroce, ma premesso quanto ho detto prima, non giustifica di per sé tale dispiego di mezzi mediatici e investigativi.

Come Melissa, oggi un ragazzo di quindici anni ha perso la vita a seguito di un atto criminale. Le varie emittenti riportano il comunicato delle agenzie di stampa più o meno invariato:

GIUGLIANO IN CAMPANIA (NAPOLI) – Ucciso e abbandonato nella notte davanti al pronto soccorso dell’ospedale San Giuliano di Giugliano, in provincia di Napoli. Per il ragazzo di 15 anni, che risiedeva nel campo rom di Ponte Riccio a Giugliano, non c’è stato niente da fare. Il giovane nomade è stato scaricato alle 3 del mattino da un’automobile, che è subito ripartita. Sul suo corpo i segni di due colpi d’arma da fuoco al petto e ad una gamba. Sul fatto indaga la polizia.

Il tempo che i media televisivi hanno dedicato per informarci leggendo questo comunicato è di circa 30 secondi. Un correttore di bozze bravo può ridurre il tempo omettendo pezzi di testo ripetitivi, riservando così più tempo ad argomenti più interessanti ai quali eventualmente si possono aggiungere ridondanza con parole la cui omissione non costituirebbe una sostanziale perdita di significato, ma che aggiungendole darebbero l’impressione che tali argomenti abbiano una maggiore importanza.

Perché non sappiamo nemmeno come si chiama il “giovane rom”, non ci sono troupe televisive appostate fuori dal campo rom a raccontarci quanto stanno soffrendo i suoi genitori, quanto sono sgomenti i suoi amici e gli altri abitanti del campo, se andava a scuola, se aveva amici e un profilo su Facebook?

Forse perché era un rom e quindi “sicuramente” non così innocente, e di certo non aveva sogni come Melissa, aveva già perso il suo candore, era già guasto, era normale che finisse così?

No, non è utile allo svolgimento di nessun obiettivo delle varie agende in corso, questa è l’unica ragione. Non ce ne sono altre, le notizie oggi non vengono date per informare ma solo per manipolare i cittadini.

Se non c’è nulla di nuovo che attiri morbosamente l’attenzione, la maggior parte delle persone non guarda la TV, uno si mette su un DVD senza pubblicità, e questo non da profitti. Qualcosa deve essere utile commercialmente ai media e anche politicamente a chi manovra i media.

Bombe e terremoti sono utili, la componente comune è la paura. I pulcini quando hanno paura si rifugiano fra le calde piume della chioccia e il governo si presenta come la chioccia protettrice.

Le autorità accorrono sul luogo, partecipano ai funerali, si commuovono, fanno i soliti discorsi di circostanza.

Il presidente del consiglio Monti ha lasciato in anticipo il summit americano per stare vicino ai suoi cittadini colpiti dalle recenti disgrazie. Comprendi che l’obbiettivo è politico, è un tentativo dei tiranni di avvicinare il popolo a sé, di dare l’idea della chioccia premurosa, dello stato vicino ai cittadini, per togliere l’attenzione da Equitalia e dalla distruzione delle ricchezze dei cittadini che i politicanti al servizio dei banchieri stanno perpetrando.

In queste circostanze si dovrebbero dare tutte le informazioni utili di cui si possa essere in possesso agli inquirenti per aiutarli a trovare i colpevoli e poi cacciare a calci nel sedere giornalisti e politici che accorrono come avvoltoi per sfruttare la disgrazia che ha subito la propria famiglia.

I messaggi che i media vogliono dare in queste circostanze sono per i loro inserzionisti, per informarli che l’audience è molto elevata in questo momento e quindi i loro messaggi pubblicitari verranno visti da un pubblico molto vasto.

I messaggi che i politici vogliono dare in queste circostanze sono per i cittadini, per informarci che lo stato ci è vicino, che non ci ha abbandonato, che faranno leggi più severe, più restrittive per evitare che queste cose succedano di nuovo, che il tuo denaro serve anche per le task force, per la tua protezione, dobbiamo restare uniti e coesi, abbandonate l’antipolitica, siamo dalla vostra parte.

L’antipolitica è un neologismo che i politici usano per definire le critiche che i cittadini fanno riguardo al loro operato quando è deprecabile. Non siamo antipolitici, il significato di politica originale è amministrazione della “polis” (città o comunità) per il bene di tutti, e noi non siamo certamente contro questo. Semplicemente non siamo d’accordo quando i politici si comportano da criminali nei confronti dei cittadini, mettendosi al servizio delle lobby finanziarie e di ogni altro genere reprimendo i diritti dei cittadini per portare avanti i loro obiettivi di conquista.

E questa non è certamente antipolitica, casomai anticriminalità.

E’ atroce morire a sedici anni o a quindici anni come l’anonimo ragazzo rom. Entrambi vittime di un delitto, ma il presidente del consiglio e altre autorità politiche non andranno al funerale del ragazzo, e la sua parrocchia non gli farà funerali solenni come a Melissa. Qual’è l’elemento che determina tale differenza di trattamento?

Nel fatto del giovane rom non c’è la bomba, non è un avvenimento che può essere strumentalizzato come quello di Mesagne.

Di Luciano

In questo settore del tempo la mia identità è Luciano Gianazza