l'io e il tutto

L’Io e il Tutto

l'io e il tutto

Discorrendo sui corsi e seminari riguardo all’autostima non vengo quasi mai compreso dai miei interlocutori quando dico che sono tempo, fatica e soldi sprecati.

In tali seminari si parla di autostima come cosa differente dal tanto demonizzato ego, e a chi li frequentasse è garantito il miglioramento personale, una vita gioiosa, migliori condizioni economiche, amore e affetti e altre belle prospettive, oltre a una maggiore libertà dall’ego.

In realtà ego e autostima sono quasi sinonimi, per lo meno strettamente correlati.

Per comprendersi dobbiamo avere la stessa definizione delle parole che usiamo in una conversazione.

Purtroppo nei dizionari moderni, incluso quelli della lingua italiana, la parola ego difetta di definizioni, volontariamente omesse allo scopo di rendere la popolazione sempre meno in grado di differenziare, in linea con gli obiettivi reali della globalizzazione.

Questo è ciò che offre Treccani:
ego s. m. [dal lat. ĕgo «io»]. – In psicanalisi, forma usata spesso con lo stesso significato specifico di io
Il Sabatini Coletti:
[ègo] Primo elemento di composti del linguaggio colto col valore di “sé stesso” (egocentrico)
Il Garzanti:
il proprio essere, la propria persona: un esagerato culto dell’io; pensare solo al proprio io, a sé stesso; nel proprio io, dentro di sé, nell’intimo
Hoepli:
[è-go]s.m. inv.in psicoanalisi Io
Eccetera.
Non spiegano molto vero?
In un non tanto vecchio Oxford Dictionary:
ego: il senso di una persona di auto-stima o importanza di sé.
sinonimi: autostima · importanza di sè · rispetto di sé

In definitiva un corso di autostima alla fine rafforza il proprio ego, che comunque è qualcosa che permette a una persona di vivere in una società, per quanto lo limiti perché per farlo deve conformarsi a tale società. Se comunque uno volesse vivere meglio nella mondanità e non avesse altre aspettative o desiderio di sapere altro riguardo all’esistenza al di là del piano materiale, continuare a frequentare quei corsi e seminari potrebbe dargli soddisfazione, al pari di andare a messa la domenica e le altre feste comandate.

Ma se uno volesse intraprendere un percorso che lo porti avanti sul cammino dell’evoluzione, ed è ciò che ogni essere vivente inevitabilmente è portato a fare, dapprima in maniera automatica tramite il vivere stesso dove apprende con il meccanismo delle coppie di opposti come bene e male, buono è cattivo, per citare le due più note, in seguito intenzionalmente quando la sua consapevolezza di ciò che è l’esistenza aumenta, prima o poi si trova a dover risolvere l’enigma dell’ego.

L’ego o io è qualcosa che non è veramente reale. E’ una raccolta di immagini, concetti e considerazioni che aumenta di volume a partire dalla nascita nel corso dell’intera vita in base a stimoli provenienti dall’esterno.

In un certo senso siamo un “vuoto” che riempiamo con ogni sorta di dati (immagini, concetti, credenze, informazioni, conoscenza, ecc., oltre che i nostri “peccati” e segreti che non vogliamo far conoscere agli altri e tanto meno a noi stessi) creati reagendo a tali stimoli esterni.

L’autostima è la stima che facciamo della nostra raccolta di dati e i vari corsi e seminari ci insegnano a valorizzarla e a sostituire i vari componenti con altri “migliori”, ma ciò che consideriamo migliore o peggiore è sempre rispetto ad altre persone. Ma non siamo tale raccolta.

Qualunque cosa che autostimiamo non è ciò che siamo, ed è in questo senso che intendo per sprecare tempo e denaro. Dopo un “bel seminario” di autostima ce ne andiamo in giro con le spalle un po’ più alzate e la schiena più diritta, con un sorriso soddisfatto per circa un paio di settimane, poi cominciamo a pensare di avere bisogno di un upgrade, e googoliamo la data del prossimo seminario.

Siamo un vuoto che potremmo definire assoluto, senza spazio. Il vuoto è l’assenza di ogni cosa. Non c’è niente “lì” da stimare, da valutare, da confrontare, non c’è un io o sé da rapportare ad altri io.
Senza scomodare la fisica quantistica per non complicare, questo vuoto contiene ogni cosa passata presente e futura al suo stato potenziale. Di conseguenza non è necessario lo studio di alcuna conoscenza per sapere, per quanto sia una guida necessaria per arrivare a questo punto, in quanto ogni cosa è già dentro di noi e possiamo essere l’oggetto, oggetto in senso lato, su cui vogliamo sapere. E chi conosce meglio un oggetto dell’oggetto stesso?

Il famoso TUTTO è anch’esso un Vuoto. È lo stesso Vuoto che ognuno di noi è. La differenza sta nel fatto che abbiamo reso manifesta una delle quasi infinite cose potenziali nel Vuoto e ci siamo identificati con essa, ritenendo di essere una infinitesima parte di quel vuoto, differenziandoci dal Tutto, allo stesso modo in cui una goccia del mare “pensa” di essere separata dal resto del mare.

È in questo senso che va inteso quando si dice che in ognuno di noi c’è una Scintilla Divina, che proveniamo dalla stessa Sorgente.

Perché insistiamo nel continuare ad essere identificati con il nostro corpo e quell’ammasso di dati che ci limita e ci condiziona che chiamiamo io? Perché associamo il vuoto al nulla e temiamo che una volta che non avremo più un corpo e/o una personalità in cui identificarci spariremo per sempre nel nulla. Quando qualcuno muore vediamo che poi non c’è più in questo mondo, e questo ci dà l’attaccamento morboso alla vita. Diverso dall’attaccamento non morboso, il conservare la vita per continuare la propria evoluzione.

Quando iniziamo a portare avanti consapevolmente la nostra evoluzione, si arriva a un punto che si comprende che non siamo ciò che ci siamo costruiti per riempire e limitare il “nostro” Vuoto e che dobbiamo dis-identificarci dall’io limitante per poterci espandere. Continuiamo a mantenere il nostro io, semplicemente come uno strumento da usare, alleggerito da maschere e necessità fittizie di accettazione e attenzioni varie.

Nel momento in cui decidiamo di lasciare andare tutte le cose nelle quali siamo identificati come “io” ci avviciniamo al vuoto, anzi il vuoto si avvicina e appare la sensazione di scomparire, sensazione che tutte le morti sperimentate con i precedenti corpi ha ben consolidato, e veniamo pervasi da paura e terrore. E quando riusciamo a entrarci anche per un solo attimo, le cellule terrorizzate del nostro corpo ci riportano indietro immediatamente, ma intanto abbiamo sperimentato di non essere nulla di ciò che conosciamo in questo mondo e avuto un assaggio dell’infinito che siamo, e con nostro sollievo ci rendiamo conto che non siamo morti.

Le prossime volte saranno sempre meno spaventose, anche se qualche volta potresti ritrovarti nelle condizioni simili, per chi ha letto i suoi libri, a quelle descritte da Carlos Castaneda che se la faceva nei pantaloni durante le passeggiate notturne con Don Juan.

Credo comunque che in questa condizione umana si possano fare solo degli assaggi di questo Vuoto infinito, che contiene quasi infinite possibilità, quasi infinita potenza, ma anche quasi infinite responsabilità, e credo che il terrore provenga dall’idea di poter accedere a tale potenza, ma soprattutto di portare sulle proprie spalle tali responsabilità.

Oltrepassata la soglia del Vuoto anche per un solo istante nonostante la paura, è difficile spiegare la Gioia oltre la paura, la Solitudine che paradossalmente è comunione con tutti gli esseri, diversa dalla solitudine che isola, e le avversità vengono accolte al pari degli eventi favorevoli.

Torna in alto