L’Infinito e il Mondo di Sogno di Maya

Maya, il mondo di sogno

Il sogno di Maya, la “realtà” in cui viviamo

Nei Veda il termine māyā designa il potere mediante cui il mondo materiale ha avuto origine. Tal potere è proprio dei deva e degli asura che da questi viene utilizzato per mezzo della capacità creativa delle loro menti di trasformare le loro ideazioni e figurazioni in forme concrete. Il potere con cui avviene il processo della creazione fa quindi capo ad una facoltà immaginativa e figurativa della mente, ed è proprio tale potere – e quanto è da esso creato – ad essere māyā.

Immersi nella maya

Vediamo attraverso gli strati offuscati dell’ego.

L’unico modo di vedere chiaramente non è tergerli, ma rimuoverli.

Poi, una volta che sono stati rimossi, si arriva a vedere l’Infinito, e che succede quindi?

Grande, è infinito. Oh! È un vuoto dove è possibile creare qualsiasi cosa, ma è impegnativo creare qualcosa dal nulla.

Quindi facciamo dietro front per tornare indietro nella divertente seppur irreale realtà che abbiamo lasciato, da dove continuare a contemplare l’infinitamente non divertente infinito e, sorpresa, non possiamo più tornare a casa.

Abbiamo barattato il sogno di qualcosa per la verità di niente, e ora vogliamo nuovamente il nostro qualcosa.

Ma non lo possiamo più avere.

Non è che tu vuoi essere di nuovo sotto incantesimo, semplicemente non vuoi annoiarti.

Forse nel film The Matrix potresti essere reinserito e avere i tuoi ricordi della verità resettati, ma dopo aver tolto la presa dietro la testa, la ferita si è rimarginata e non puoi più farlo.

Preferire l’illusione alla verità

Sei uscito dal sogno, dal teatro, dal parco dei divertimenti, dal videogame, e hai scoperto che fuori di esso ti annoi, e la noia è il tuo vero nemico, così ti intrufoli cercando di fare la vita di sempre nel panorama del sogno che una volta chiamavi realtà.

Non è facile, ma se, con una sorta di bipensiero, puoi ingannarti un pochino di essere ritornato lasciandoti cadere in una leggera sonnolenza, puoi essere un po’ meno annoiato.

Puoi partecipare in minima parte, avere uno scopo in minima parte, essere divertito in minima parte dalla commedia.

Devi comunque muoverti e creare ogni giorno la tua giornata, o almeno creare l’illusione di movimento, perché appena rallenti e permetti ai tuoi occhi di mettere a fuoco un punto qualsiasi per qualsiasi frazione di tempo, l’intero sogno inizia a dissolversi.

Mai mettere a fuoco, questa è la chiave.

Basta permettere che la propria vista si diradi e lasciare che il tenue luccichio dei sogni ritorni.

Ironia della sorte, l’illusione dalla quale hai cercato di fuggire è ora qualcosa che si deve imparare a nutrire e coltivare.

Quando eri in Maya, addormentato nel sogno, e quindi soggetto alle sue leggi, il sogno ti trascinava come una foglia in balia del vento, gli eventi ai quali assistevi accendevano emozioni che ti facevano reagire cercando di cambiarli con la tua forza di volontà in base a quanta eri disposto a usare o meno, gioendo, o soffrendo rimanendo inerte subendoli passivamente.

La tua partecipazione, nella convinzione di non essere in Maya, un mondo illusorio, agendo o subendo, ti portava a sperimentare intensamente sia i momenti di piacere che quelli dolorosi, dipendendo da quanto era solida o meno la credenza di vivere in un mondo reale.

Una volta uscito dal sogno, puoi rientrarci e agire in esso con maggiore lucidità, sai che gli eventi non sono che suoi aspetti irreali, e non hai più la paura che ti bloccava o ti faceva agire in maniera non sempre razionale per uscire da situazioni spiacevoli. Oppure in alcuni momenti della tua vita puoi lasciarti coinvolgere passivamente per divertirti un po’ in un mondo non così solido come si credeva.

È una condizione delicata, come dormire quando non si è stanchi.

Ci si distende chiudendo gli occhi e si cerca di lasciare che i sogni arrivino, ma non è possibile addormentarsi di nuovo. Arriva qualsiasi pensiero, qualsiasi suono, qualsiasi disturbo, e si ritorna allo stato vigile, e il delicato Mondo dei Sogni scompare come se non fosse mai stato veramente lì.

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Di Luciano

In questo settore del tempo la mia identità è Luciano Gianazza