Il Ruolo della Vittima

il ruolo della vittima

La mentalità della Vittima

Indubbiamente esistono vittime di situazioni da esse non causate, come eventi catastrofici, aggressioni da sconosciuti, incidenti o altro non sotto il proprio diretto controllo.

Ci sono comunque persone che nell’affrontare situazioni della vita, invece di trovare efficaci, semplici e rapide soluzioni cadono nel ruolo di vittima quando è chiaramente osservabile che non c’è nessun carnefice se non nella mente della “vittima”.

La mentalità della vittima è un tratto della personalità acquisita (appreso) in cui una persona tende a considerare se stessa come una vittima delle azioni negative, vere o presunte, degli altri, e di comportarsi come se questo fosse il caso, anche in mancanza di una chiara evidenza di tali circostanze.

La mentalità della vittima dipende da processi abituali di pensiero e di attribuzione. In alcuni casi, persone con una mentalità della vittima, sono infatti state vittima di atti illeciti di altri o hanno comunque sofferto non per colpa loro; tuttavia, tale sventura non implica necessariamente che si risponderà con lo sviluppo di una mentalità della vittima, pervasiva e universale in cui uno spesso o costantemente crede sé stesso di essere una vittima.

Il termine è usato qui in riferimento alla tendenza a incolpare delle proprie disgrazie qualcun altro, ed è un sinonimo di vittimismo.

La mentalità della vittima è principalmente appresa, ad esempio, da parte di familiari e situazioni durante l’infanzia.

In senso più generale, una vittima è chi subisce lesioni, perdita, o sfortuna a causa di qualche evento o una serie di eventi. Questa esperienza negativa, tuttavia, non è sufficiente per la nascita di un senso di vittimismo.

Il ruolo di vittima è uno strumento usato da persone con un livello di consapevolezza caratterizzato dall’incapacità di riconoscere di essere causa delle proprie condizioni.

Gli individui che si definiscono vittime, o agiscono come tali ritengono che:

sono stati danneggiati;

che non erano responsabili per il verificarsi del fatto dannoso;

che non avevano alcun obbligo di impedire il danno;

che il danno costituiva un ingiustizia che violava i loro diritti (se inflitta da terza persona) e che possedevano le qualità (ad esempio, la forza o la bontà di carattere) che le rende persone da non meritare tale danno;

che meritano compassione.

Il desiderio di compassione è di fondamentale importanza in quanto la mera esperienza di un evento dannoso non è sufficiente per la nascita del senso di essere una vittima. Per avere questo senso vi è la necessità di percepire il danno come immeritato, ingiusto e immorale, un atto che non poteva essere impedito dalla vittima. Può quindi emergere la necessità di ricevere compassione.

Caratteristiche

La mentalità della vittima può manifestarsi in una gamma di diversi comportamenti o modi di pensare e di parlare:

Incolpare gli altri per una situazione che essi stessi hanno creato o contribuito in modo significativo. Non essere disposti ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni o le azioni a cui si è contribuito o a intraprendere azioni per migliorare la situazione.

Esporre livelli di maggiore attenzione (attenzione esasperata) e paranoia quando in prossimità di altri.

Attribuire inesistenti intenzioni negative ad altre persone (simile a paranoia).

Ottenere piacere a breve termine dal sentirsi dispiaciuti per se stessi o suscitare compassione in altri.

Suscitare compassione raccontando storie esagerate circa cattive azioni di altre persone.

Le persone con mentalità della vittima possono sviluppare argomenti convincenti e sofisticati a sostegno di queste idee, che poi utilizzano per convincere se stessi e gli altri del loro status di vittima.

Le persone con mentalità della vittima possono anche essere in generale:

negative, con una generale tendenza a concentrarsi su aspetti negativi, piuttosto che positivi di una situazione. Un bicchiere che è mezzo pieno è considerato mezzo vuoto.

egocentriche: non in grado o riluttanti a prendere in considerazione una situazione dal punto di vista di altre persone.

aventi diritto: credere che loro vittimizzazione sia licenza di comportarsi egoisticamente e di chiedere privilegi speciali.

difensive: Nella conversazione, attribuiscono un intento negativo inesistente in una domanda neutra e reagiscono con una corrispondente accusa, ostacolando la soluzione collettiva dei problemi creando invece inutili conflitti.

categorizzanti: tendenza a dividere le persone in “buoni” e “cattivi” con nessuna zona grigia tra i due estremi.

caute: generalmente non disposte a prendere nemmeno piccoli e calcolati rischi, esagerando l’importanza o la probabilità di possibili esiti negativi.

testarde: tendenti a respingere suggerimenti o critiche costruttive da altri che ascoltano e offrono soluzioni; incapaci o riluttanti a implementare i suggerimenti degli altri a proprio beneficio.

Suscettibili: facendo qualcosa insieme ad altre persone, se queste si soffermano qualche minuto per conversare con altri si offendono ritenendo che si stia mancando di rispetto ad esse facendole aspettare.

Facili al pianto: quando contrariate versano fiumi di lacrime accusando altri di farle soffrire, facendosi vedere in tale stato da altre persone presenti indicando il “cattivo” che le ha fatte piangere.

Risolvere la mentalità della vittima

Dal momento che la mentalità della vittima è appresa e non innata, è possibile cambiare.

Tuttavia il rifiuto dei suggerimenti è una caratteristica generale della mentalità della vittima, una persona con tale mentalità generalmente non risponde positivamente ai tentativi di un’altra persona di attirare l’attenzione sul problema e la sua possibile soluzione.

Frequentare una persona che è in questa situazione consuma una gran quantità di energia, porta all’esasperazione e turba enormemente la tranquillità di chi vorrebbe aiutarla.

Tuttavia non è una ragione per escluderla definitivamente, ma dopo aver esposto chiaramente che sta facendo la vittima e che usare futili motivi per accusare gli altri del suo disagio è un atteggiamento irrazionale, si può proporre di essere disposti a comunicare nuovamente quando avrà risolto tale condizione di vittima.

Purtroppo spesso succede che quando fai questa proposta, di nuovo appare la “vittima” che ti accusa di volerla cacciare via, e il loop ricomincia.

Di Luciano

In questo settore del tempo la mia identità è Luciano Gianazza