Diabete

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Storia del Diabete

Nel 1880 alcuni scienziati tedeschi si domandarono quale fosse la funzione del pancreas in anatomia. Non trovarono niente di meglio che rimuovere il pancreas a un cane, per poi osservare cosa sarebbe successo al cane senza il pancreas.

Notarono che il suo livello di zucchero nel sangue salì in maniera incontrollabile. Quindi diedero il nome di diabete a una condizione in cui si riscontravano alti livelli di zucchero nel sangue, la cui causa fu attribuita a un pancreas che non funziona in modo appropriato. Quando in seguito si scoprì che l’insulina era l’agente causale nel controllo della glicemia, fu avviata una ricerca per isolarla e sintetizzarla.

Nel 1922, tre premi Nobel canadesi, Banting, Best e Macleod, riuscirono a salvare la vita di una ragazza di quattordici anni che aveva il diabete, mentre era ricoverata al General Hospital di Toronto, iniettandole insulina. La Eli Lilly si accaparrò la licenza per la produzione di questa nuova medicina miracolosa, e la comunità medica si crogiolò nella gloria del miracolo ottenuto. Per la prima volta il diabete, come malattia, poteva essere tenuto sotto controllo, seppure non curabile. A nessuno piacque l’idea che il paziente diabetico avrebbe dovuto prendere l’insulina ogni santo giorno della sua vita, ma l’idea divento accettabile come male minore rispetto a una morte ancor più prematura.

Tutto “andò bene” fino al 1933 quando emerse una nuova forma di diabete più resistente.
Questa informazione apparve in un documento presentato da Joslyn, Dublin e Marks e pubblicato nell’American Journal of Medical Sciences. Questo documento, Studi sul Diabete Mellito, metteva in guardia sull’emergere di una malattia a carattere epidemico che assomigliava molto al diabete dei primi anni ’20, solo che non rispondeva al trattamento con la medicina miracolosa, l’insulina. Peggio ancora, a volte un trattamento con insulina uccideva il paziente. Questa nuova malattia diventò nota come diabete insulino-resistente perché era caratterizzata da un elevato il livello di zucchero nel sangue, sintomo di diabete, ma non rispondeva alla terapia con insulina.

Il diabete, che a cavallo del ‘900 aveva un’incidenza dello 0.0028% pro-capite, nel 1933 aveva raggiunto l’1% negli Stati Uniti fino a diventare una malattia sempre più riscontrata da un maggior numero di medici. Questa malattia era destinata a minare la salute di più della metà della popolazione americana e a farne diventare invalida, in maggior o minor misura, almeno il 20% entro il 1990.

Solo nel 1950, la comunità scientifica medica fu in grado di sviluppare metodi per eseguire test sierici dell’insulina. A seguito di questi test fu subito chiaro che questa nuova malattia non era il classico diabete, ma era caratterizzata da sufficienti, spesso eccessivamente alti livelli di insulina nel sangue. Il problema era che l’insulina appariva inefficace. Non riduceva i livelli di zucchero nel sangue. Ma dal momento che la malattia era conosciuta come diabete da quasi 20 anni, fu rinominata diabete di Tipo II. Questo per distinguerlo dal precedente diabete di Tipo I, causato da insufficiente produzione di insulina dal pancreas.

Nel 1949 trovandosi a fronteggiare quella che sembrava essere una grande epidemia di diabete insulino-resistente, la comunità medica si riorganizzò dando forma alle specialità mediche così come le conosciamo oggi. Così comparve il cardiologo, l’endocrinologo, l’allergologo, lo specialista in malattie intestinali, l’oncologo e tutti gli altri. Naturalmente ogni sintomo del diabete, diventò una singola malattia per suo conto. L’infarto, per esempio, che in precedenza stato spesso inteso come un sintomo del diabete, ora era diventato una malattia non collegata direttamente al diabete. Diventò di moda dichiarare che il diabete “aumenta il rischio di malattie cardiovascolari.” Il ruolo di un sistema fisiologico di controllo dello zucchero nel sangue inefficiente, come causa di infarto, fu oscurato.

Con questa nuova base per le diagnosi, ordini concorrenti di medici specialisti rapidamente riclassificarono gruppi di sintomi del diabete come appartenenti alla malattia di loro specifica competenza e iniziarono a trattare i sintomi che ritenevano appartenenti al proprio ramo specialistico. Dato che la causa della malattia è stata ampiamente ignorata, non si è fatto più alcuno vero sforzo per curare qualsiasi malattia.

Coerentemente con il nuovo paradigma medico, nessuno dei trattamenti offerti dal cardiologo, per esempio, effettivamente cura, è nemmeno s’intende che curi, la malattia “proprietaria”, pertinente a quella specialità medica. Per esempio, gli anni di sopravvivenza pronosticati dopo un intervento chirurgico per un bypass spesso risultano poi essere effettivamente gli stessi per chi non si è sottoposto all’intervento. E questa è la linea seguita per il trattamento, e non per la cura, di ogni altra patologia.

Un anno più tardi, nel 1950, fu iniziata una ricerca per trovare un’altra medicina miracolosa per trattare i problemi del Diabete di tipo II

Questa nuova, ideale, medicina miracolosa, come l’insulina avrebbe dovuto:

  • essere efficace, come l’insulina, nel ridurre evidenti sintomi dannosi della malattia
  • non essere efficace nella cura della patologia di base.
  • essere poi necessario prenderla continuamente per il resto della vita del paziente.
  • essere brevettabile, non essere un rimedio naturale perché questi non sono brevettabili.
  • essere altamente redditizia per chi la fabbricasse e per la linea di distribuzione.
  • essere sottoposta a richieste di approvazioni da parte dei governi
  • essere fornita obbligatoriamente solo dietro presentazione di ricetta medica per stimolare i medici a prescriverla.

I test richiesti per tali autorizzazioni avrebbero dovuto essere estremamente costosi per impedire ad altri farmaci non approvati di diventare competitivi.
In presenza di effetti collaterali indesiderabili, si sarebbe potuto sempre dire che la malattia è molto peggio degli effetti collaterali.
In caso di morte del paziente, abbiamo fatto del nostro meglio, ma era una malattia pericolosa.

Questa è l’origine del classico protocollo medico di “curare i sintomi”. In questo modo, sia la la casa farmaceutica che il medico possono prosperare nel mondo degli affari, e il paziente, pur non essendo guarito della sua malattia, a volte sarebbe temporaneamente sollevato da alcuni dei suoi sintomi. In aggiunta, farmaci naturali che effettivamente guarirebbero la malattia dovrebbero essere soppressi. Più efficaci sono, più dovrebbero essere soppressi e i loro fautori incarcerati come ciarlatani. Dopo tutto, non si può permettere che possano essere venduti dei rimedi naturali, efficaci nella cura delle malattie e non costosi, in un mercato di monopolio ad intensità di capitale specificatamente progettato per il trattamento di sintomi senza curare la malattia.

Spesso dei prodotti naturali hanno veramente curato più di una una malattia. Per questo motivo il potere delle leggi è stato e viene utilizzato per rimuovere i rimedi naturali, spesso superiori, dal mercato dei farmaci, per rimuovere la parola “cura” dal vocabolario medico e per logorare completamente il concetto stesso di libero mercato negli affari in campo medico. Questo è il motivo per cui la parola “cura” è così energicamente soppressa con delle leggi. La FDA ha una vasta regolamentazione orwelliana che vieta l’uso della parola “cura” per descrivere qualsiasi sostanza o medicina naturale che sia in concorrenza con i farmaci di sintesi della medicina ortodossa. E’ proprio perché molte sostanze naturali sono veramente efficaci nel curare e prevenire le malattie che la parola cura è diventata così terrificante per la comunità medico-farmaceutica ortodossa.

Il valore commerciale dei sintomi

Dopo che la politica di sviluppo dei farmaci fu ridisegnata per concentrarsi sul trattamento dei sintomi piuttosto che sulla cura delle malattie, si è reso necessario reinventare il modo in cui i farmaci vengono messi in commercio.

Deve essere chiaro che qualsiasi ente di qualsiasi altro paese occidentale che si occupa di regolamentare la produzione e distribuzione dei farmaci, integratori alimentari, protocolli medici, etichettatura dei prodotti, ecc. è l’esatta replica della FDA. Non hanno un pensiero proprio, ma riformano la regolamentazione, spesso solo la traducono, sul modello di quella della FDA, che è totalmente asservita alle case farmaceutiche, se si fa eccezione per qualche raro funzionario che comunque dura poco in carica.

Oggi, più della metà delle persone in America soffre di uno o più sintomi del diabete. E in Europa, incluso l’Italia, la percentuale è in aumento anche fra i bambini. Nei primi tempi, il diabete diventò ben noto ai medici come Diabete di tipo II, Diabete insulino-resistente, Insulino-resistenza, Esordio di diabete negli adulti o, più raramente, Iperinsulinemia. Secondo l’American Heart Association, quasi il 50% degli americani soffre di uno o più sintomi di questa malattia. Un terzo della popolazione degli Stati Uniti è patologicamente obesa, mentre la metà della popolazione è sovrappeso. Il diabete di tipo II ora sembra di routine nei bambini di sei anni. Molte malattie degenerative possono essere riconducibili a un fallimento del sistema endocrino. Questo era ben noto ai medici del 1930 come diabete insulino-resistente.

Si sa che il problema che sta alla base è lo sconvolgimento del sistema fisiologico di controllo dello zucchero causato da grassi e oli trattati industrialmente. E questi si trovano in quasi tutti i prodotti confezionati che trovi al supermercato. E’ esacerbato e complicato dalla sistematica eliminazione degli enzimi, che farebbero rapidamente scadere il prodotto, e di altri nutrienti essenziali che il corpo ha bisogno per far fronte alle conseguenze metaboliche di questi veleni.

Ci sono enormi differenze fra un olio e un altro o un grasso e un altro. Alcuni sono sani e benefici, molti, comunemente in vendita nei supermercati, sono dei veleni. Per stabilire se sono di beneficio per la salute o meno la distinzione non va fatta fra saturi e insaturi, come l’industria dei grassi e degli oli industriali vorrebbe farci credere. Molti oli e grassi saturi sono estremamente benefici, molti oli insaturi sono molto velenosi. L’importante distinzione va fatta tra prodotti naturali e prodotti lavorati industrialmente.

Esiste molta disonestà nella pubblicità di grassi e oli industriali. L’industria alimentare mira a creare un mercato per gli oli spazzatura a basso costo come ad esempio olio soia, cotone e canola. Con un pubblico informato e consapevole, questi oli non avrebbero alcun mercato e in tutto il mondo ci sarebbe un numero molto minore, e non immagini quanto molto minore, di casi di diabete.

Alterazione degli stili di vita

Già nel 1901 furono fatti i primi tentativi di produrre generi alimentari con impianti automatici di produzione e confezionamento immaginando gli immensi profitti realizzabili. La maggior parte dei primi tentativi fallirono perché le persone erano intuitivamente sospettose riguardo a dei cibi che non fossero freschi come quelli che provenivano direttamente dalle aziende agricole e perché la tecnologia per la lavorazione era imperfetta. Con il progressivo aumento della prosperità economica in ogni classe sociale questi prodotti alimentari sospetti fecero dei lievi progressi. La Procter & Gamble che produceva e ancora produce Crisco, un grasso artificiale per fare il pane e prodotti da pasticceria, distribuì gratuitamente lattine da mezzo chilo di Crisco in un infruttuoso tentativo di conquistare la fiducia delle casalinghe americane affinché poi acquistassero il suo prodotto preferendolo allo strutto.

Quando la margarina fu introdotta negli Stati Uniti, gli stati con un elevato numero di industrie lattiero-casearie fecero un’accanita opposizione. Con l’avvento della Depressione del 1930, la margarina, Crisco e una serie di altri prodotti raffinati iniziarono a penetrare in maniera significativa nei mercati alimentari. Il supporto a favore dei prodotti lattiero-caseari in opposizione alla margarina si affievolì durante la seconda guerra mondiale, perché non c’era abbastanza burro per le esigenze sia dei civili che dei militari. A questo punto, l’industria lattiero-casearia, avendo perso molto supporto, semplicemente accettò una quota inferiore di mercato e si concentrò sulle forniture militari. Gli oli di semi di lino e di pesce, che erano comuni nei negozi e considerati beni necessari prima che la popolazione americana si ammalasse, scomparvero dagli scaffali. L’ultimo produttore di olio di semi di lino che serviva le grandi catene di distribuzione è stato Archer Daniels Midland, e ne ha interrotto la produzione e la fornitura nel 1950.

Più di recente, uno dei più importanti grassi salutari, è stato sottoposto ad una massiccia campagna di disinformazione dai media che lo hanno ritratto come un grasso saturo che provoca insufficienza cardiaca. Come risultato, è praticamente scomparso dagli scaffali dei supermercati. Quindi l’olio di cocco è stato rimosso dalla catena alimentare e sostituito dall’olio di soia, l’olio di semi di cotone e l’olio di canola. E’ stato poco dopo questo riuscito blitz dei media che la popolazione degli Stati Uniti perse la “guerra dei grassi”. Per molti anni, negli Stati Uniti l’olio di cocco è stato il più efficace agente di controllo dietetico del peso, al pari dell’olio crudo extra vergine d’oliva spremuto a freddo nei paesi mediterranei. La storia dell’ingegneria della trasformazione di quelli che una volta erano cibi sani corre esattamente parallela all’aumento dell’epidemia di diabete e iperinsulinemia che affligge gran parte del mondo. Un altro passo nella direzione della cura del diabete e di altre malattie è smettere di credere che i cibi pubblicizzati dai media siano sani e nutrienti.

Riferimenti:

  1. Allen FM, M.D.”Diabetes Mellitus.”, Encyclopedia Americana, International Edition 1966 Vol 9 54-56
  2. Brown JAC, M.B., B.Chir.,”Pears Medical Encyclopedia, Illustrated”, London, England., Rainbird Reference Books Ltd. 1971
  3. Erasmus U, “Fats that heal, Fats that kill.”, Burnaby, BC Canada. Alive Books, 1996
  4. Van Nostrands Scientific Encyclopedia, 8th Ed.
  5. Trager J, “The Food Chronology”, Henry Holt & Company. NY, NY. 1995

Questo è il primo di circa una ventina di altri articoli su questo argomento che verranno via via pubblicati e che nel loro insieme dimostrano che chi ha il diabete di tipo I o II potrebbe far sì che il suo corpo, e la sua mente, possano liberarsi di questa malattia. Ovviamente non aspettarti che il tuo medico sia d’accordo. I tempi di pubblicazione dipendono da quanto tempo potrò dedicare alla traduzione delle fonti e per creare articoli “purgati” dagli ostici termini medici per renderli facilmente accessibili a un pubblico profano. Se potrò attribuirmi un merito, sarà solo quello di aver reso accessibili queste informazioni alle persone a cui non fossero ancora arrivate, il merito del lavoro va a una persona che ha guarito se stessa dal diabete e ha deciso di condividere la sua esperienza e conoscenza libera dagli interessi particolari dell’industria del diabete. Tutti i dovuti credits verranno pubblicati alla fine della serie degli articoli.

La cura del diabete esiste ed è stata brevettata.

Questo particolare brevetto stabilisce:

“La combinazione dei componenti del medicinale induce una rigenerazione delle cellule del pancreas che poi inizia a produrre nuovamente l’insulina da solo. Dato che questa composizione ripristina le normali funzioni del pancreas, il trattamento può essere interrotto dopo un periodo di tempo, da un minimo di quattro mesi a un massimo di dodici”.

Purtroppo, questo eccellente lavoro non è stato continuato fino ad arrivare alla produzione di un farmaco disponibile per la vendita al pubblico. Il sospetto è che il motivo sia la mancanza di alcun incentivo finanziario per commercializzare una cura per una malattia che fornisce un lucroso e sicuro reddito con il business del suo perenne trattamento. Non è raro che dei brevetti vengano acquistati perchè nessuno possa poi realizzarli nella pratica, quando potrebbero minare interessi economici consolidati.

Come tutte le medicine che funzionano è un prodotto erboristico. E guarda caso, non aggiunge nulla, ma promuove una disintossicazione specifica

Ogni cura in realtà è disintossicazione. Non c’è nulla da curare, solo da disintossicare.

Un’ultima anticipazione:
Una proteina comunemente riscontrata nel latte vaccino, come è risultato da numerosi studi, ha dimostrato di essere corresponsabile per il diabete di tipo I. Più recentemente è stato riscontrato anche che le vaccinazioni infantili sono coinvolte seriamente come agente responsabile nel diabete di tipo I.

Ovviamente una dieta sana è il presupposto necessario, se non obbligatorio per non perpetuare il diabete, e la dieta ottimale per l’essere umano è quella descritta nel libro di Arnold Ehret, “Il Sistema di Guarigione della Dieta Senza Muco”. Deve essere chiaro che nessuna persona che stia ricevendo trattamenti per il diabete deve pensare che vi sia un invito a sospenderli, fino a quando il suo pancreas non sia in grado di produrre insulina e/o il suo organismo sia in grado di utilizzare il glucosio e tutto quanto necessario per il corretto funzionamento delle funzioni degli organi interessati, comprovato da accurati esami medici oggettivi.

Libro:

Versione nuova

Buono

Prezzo € 18,00

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Categorie: Salute

Di Luciano

In questo settore del tempo la mia identità è Luciano Gianazza